Il Diapason umano: le frequenze attribuite nel tempo

Il Diapason umano

415hz  450hz 432hz 436hz 440hz 442hz 443hz 444hz  445hz

 

La storia del diapason è costellata di numeri e teorie basate su studi storici e ricerche acustiche, il diapason è importante perché è il “metro” a cui tutti devono fare riferimento per accordare uno strumento musicale, di modo che se due strumenti o più, suonano simultaneamente la stessa nota abbiano il suono delle note prodotte di identica accordatura , se questo non fosse rispettato,  l’esecuzione di brani musicali sarebbero privi del bello acustico percepito da tutti, di cui è scienza l’armonia musicale.

Nel tempo la frequenza del diapason è stata condizionata sia dal senso estetico dei musicisti che da esigenze di costruzione legate alla tecnologia, si è arrivati alla frequenza dei  diapason moderni,  grazie alla tecnologia che ha dato la possibilità di costruire strumenti sempre più robusti, per tenere tensioni maggiori, con cui ottenere strumenti musicali  sempre più sonori e adeguare il volume alle grandi sale moderne.

L’accordatura di uno strumento indipendentemente dal diapason, deve soddisfare l’orecchio umano, sarebbe però  il caos dei suoni se ognuno si accordasse lo strumento a proprio piacimento, anche se sarebbe legittimo perché ognuno è diverso anche nell’udito, sia fisicamente che emotivamente, se chiediamo singolarmente ad un gruppo di persone a cui piace una data composizione musicale, di indicare la parte che li ha emozionato di più, indicheranno tutti una cosa diversa, analogamente ad un bel quadro con molti ammiratori che guardano in punti diversi, ammirandolo chi per le forme chi per i colori.

Però una misura convenzionale per l’altezza dei suoni bisogna rispettarla, anche se vi sono delle anomalie nella stabilità dell’accordatura tra strumenti di varie famiglie, gli strumenti a corda suonandoli si allenta la tensione della corda e di conseguenza il suono cala, perciò bisogna accordare sempre lo strumento, per contro gli strumenti a fiato come flauti, clarinetti e sax, anche se sono dotati di una accordatura fissa, suonandoli crescono di intonazione, perché facendo passare dentro l’aria calda dei polmoni, si scaldano anch’essi  e dilatandosi si restringono internamente, facendo aumentare l’accordatura nell’insieme.

In tutto questo intrigo instabile di armonia, si inserisce il diapason della voce, anche questo chi lo vuole alto chi lo vuole basso, perché lo ha detto questo, perché lo ha detto quello, anche io ho sempre pensato che la voce fosse adattabile alle capacità del cantante, ma non è così.

Durante le misurazioni dell’accordatura delle persone che ho eseguito in ogni posto e situazione vi fosse un pianoforte, capitò che in un teatro dove avevo controllato l’accordatura di un pianoforte per un concorso, dopo aver chiacchierato con il pianista sulla misurazione della sua accordatura, si fece misurare e anch’egli riconobbe i suoni, ma al confronto con la sua voce non vi era alcuna consonanza, la sua voce rimaneva sempre distinta, non si fondeva all’armonia del pianoforte, essendomi molto incuriosito cercai il motivo di tale differenza, trovai che l’unica differenza da tutti gli altri confronti pianoforte voce, era stato che avevo accordato il pianoforte del teatro a 443hz, perché il pianoforte aveva preso umidità ed era cresciuto dai 442hz dei bassi ai 445hz degli acuti, per mancanza di tempo lo livellai a metà strada.

Avendo formulato questo pensiero, accordai in laboratorio un pianoforte a 442hz e confrontandolo con la mia stessa voce, era evidente che la mia voce aveva più affinità con un pianoforte accordato a 440hz che a 442hz, da allora tutti i confronti tra voce e pianoforte li ho eseguiti con pianoforti accordati perfettamente a 440hz, evidenziando da subito la consonanza tra pianoforte e voce

Di riflesso alla voce il diapason ha una relazione diretta con l’udito, l’accordatura della chitarra generalmente la si esegue accordando prima le corde basse e poi le acute, notavo ogni volta che accordavo l’ultima corda il MI cantino, che nel tendere la corda, arrivando alla giusta tensione, l’intensità del suono aumentava notevolmente, lo associavo alla risonanza con le altre corde precedentemente accordate, e che questo le facesse risuonare aumentando la propria intensità.

Notai però che anche nell’accordatura del pianoforte, alcune note, sempre le stesse su diversi pianoforti, nel momento in cui la corda arrivava ad essere tesa giusta il suono si apriva e diventava ampio e rotondo, con il tempo notai che le note che si aprivano di più erano le stesse che avevo misurato sul mio torace e sul mio cranio, i quali essendo accordati a 440hz risuonavano solo quando il suono delle corde arrivava ad essere identico alle frequenze consonanti del mio cranio o del mio torace.

Nonostante tutta la scientificità dei numeri  e dell’elettronica, la natura ci insegna che le variabili sono sempre in agguato.

Con la coscienza che le persone posseggono una accordatura, che questa può essere maggiore o minore, che ambedue adoperano  le stesse vocali  A-E-I-O-U, che queste sono distribuite nella sonorità che dal torace si sposta al cranio, che in una persona maggiore la distanza tra le vocali è di un semitono,considerando che tra le due modalità esiste una differenza di un semitono, voleva dire che la distanza tra le vocali di una persona accordata in minore,  era inferiore rispetto al semitono eseguito dalle persone accordate in modalità maggiore, di una misura sconosciuta non in uso.

Per comprendere meglio il problema, analizziamo ad esempio una persona  accordata il SOL maggiore ed una accordata in SOL minore, e ne raffiguriamo in una tabella le vocali A-E-I-O-U  sulla tabella superiore, racchiuse in celle proporzionate, raffiguranti la dimensione del  “semitono maggiore”, e le stesse vocali rappresentate nella tabella sottostante, ma  proporzionando le cinque vocali del minore nella distanza di quattro del maggiore, ne otterremo la misura del “semitono minore”, notandone lo sfasamento progressivo.

   SOL                     SOL#             LA                    SIb                    SI

     A     E      I      O      U

     A       E      I      O      U

Si potrebbero sprecare numeri a volontà per inscrivere il “semitono minore” in un sistema funzionante, resta comunque una differenza tra le due modalità, che sono differenze tra le voci delle persone, che condizioneranno  per sempre la scelta del diapason.

 

Carmelo Gaudino

 

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